(05/04/2011) Il cuore nella pietra di Dora Donofrio Del Vecchio | ||
Il Cuore nella pietra Casa del Sacro Cuore di Gesù in Sant’Agata di Puglia Dalla testimonianza dell’architetto Beniamino Nàtola Un evento straordinario doveva confermare che quella “Casa”, ideata da mons. Donato Pagano, era voluta dal Sacro Cuore di Gesù, cui era intitolata. La costruzione dell’opera era in fase avanzata. Si stava appianando il ballatoio dell’ultimo piano quando venne fuori una pietra (cm. 55 x 43, kg 150 circa) che, spaccata, mostrò un cuore di forma umana (alto cm. 17, largo 16). Il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Beniamino Nàtola di Foggia, era sul cantiere, e così descrive l’evento: “In quel misterioso tramonto del 13 settembre 1922 io dirigevo i lavori, e gli operai, fra i quali Gerardo Pezzano e Lorenzo Locurcio, appianavano con zappe e picconi il ballatoio all’ultimo piano, dalla parte opposta al prospetto del fabbricato. Ogni operaio era al suo posto di lavoro, compreso Erasmo Di Giorgio...Io mi allontanai dall’operaio Di Giorgio e mi fermai al centro dell’atrio del pianterreno. In quello stesso momento Gerardo Pezzano, che appianava il ballatoio all’ultimo piano, venne da me e mi disse: professore, venite un po’ sopra, vi desidera Lorenzo Locurcio. Arrivato sopra, vidi l’operaio Locurcio che si asciugava il sudore dal troppo lavoro che aveva impiegato a scarnire un grosso sasso con il piccone, e il sasso non si slegava dal suo posto, perché la sabbia gialla e granulosa era talmente radicata intorno di esso, che non potendo più scarnire a colpi di piccone dissi: datemi uno scalpello grosso ed un mazzolo di ferro. Mi tolsi la giacca, e, come quando sgrossavo un blocco di marmo, cominciai a dare colpi all’impazzata…Capii che il sasso aveva la forma di un arancio informe, ma il piano più largo di esso poggiava verso terra, radicato da quella dura sabbia ammassata. L’operaio Locurcio continuò a scandire tutta la circonferenza informe del sasso. Gerardo, dissi, va, prendi un paletto di ferro e dei sassi o dei mattoni, per fare una leva. Venne con il paletto e dei mattoni. Io, Gerardo e Lorenzo, dopo aver situato il paletto fra il fondo scandito e il sottosquadro del sasso, ci appesantimmo sul paletto che era contrastato dai mattoni, e il sasso si distaccò dal fondo…fu rotolato, giunse nell’atrio del pianterreno fermandosi nello stesso mondo in cui stava atterrato. Gli operai scesero. Ed ora, dissi, prendete il grosso martello con la stila lunga rompetelo e i suoi pezzi si metteranno nelle cantonate superiori. L’operaio Lorenzo Locurcio cominciò a battere in una parte della circonferenza. Si ruppe un primo pezzetto, poi un altro più piccolo; ne presi uno ed osservai che quel sasso non teneva alcun verso. Fermati tu, dissi, Gerardo, su batti tu. Gerardo prese il grosso martello. Io presi un pezzo di calcinaccio e segnai sul piano del sasso, dove Gerardo avrebbe dovuto battere. Battendo più volte, formò sul piano del sasso una traccia, ma la rottura non avvenne. Ripresi un altro pezzo di calcinaccio e segnai sul piano del sasso, formando con la traccia e il secondo segno una croce. Dissi batti così ora con più forza…ma il sasso non si rompeva. Lorenzo, dissi, dai tu adesso. Lorenzo, con più fresca energia, cominciò a battere sulla seconda traccia, e, battendo più forte, il sasso si ruppe dalla prima battitura già tracciata. La rottura era avvenuta a piombo e verticalmente, e il la spaccatura mostrava le due facciate come se fossero state levigate. I due pezzi del sasso li rivoltarono, li misero con la spaccatura verso il cielo. In essi si delineavano, attraverso i vari colori della pietra, due cuori, mentre io non ebbi maggior tempo di esprimere la mia impressione. Lorenzo si inginocchiò e lisciava con la destra l’una e l’altra parte poi si strofinò gli occhi come per veder meglio e ad un tratto gridò: professore, un cuore, un cuore! Grida ancora con tutte le forze, chiama l’attenzione di tutti gli operai. Gli operai accorrono tutti ad osservare. Mentre gli operai guardavano io mi portai in una stanza e piansi”. Il sacerdote don Remigio Cela, dottore in scienze naturali, ne stese una relazione scientifica. La notizia non lasciò indifferente nessuno: credenti, scettici, curiosi accorsero a vedere il cuore nella pietra e molti gridarono al miracolo. La pietra, situata nel piano-terra della “Casa”, ha suscitato e suscita sentimenti di meraviglia e stupore nei numerosi visitatori, e quel cuore, che pulsa di fede e di amore, continua a narrare una storia senza fine di carità fraterna ed umana solidarietà. Dora Donofrio Del Vecchio (Da: D. Donofrio Del Vecchio, Mons. Donato Pagano e la Casa del Sacro Cuore di Gesù in Sant’Agata di Puglia, in preparazione). | ||