(23/02/2020) LA CIUCCIA RE CUMBA PEPPINE (I racconti di una volta) di Mario De Capraris | ||
Compare Peppino, da quando aveva comprato la ciuccia, aveva capito che non aveva fatto un buon accatto, perché l’animale a volte aveva uno strano comportamento. Va bene che camminava o mpizzampizze alla strèta, col rischio di precipitare giù nel dirupo, o sotto sotto il costone, ma questo era tipico di tutti li ciucce, però tra l’altro successe una volta che compare Peppino stava andando alla masseria quando la ciuccia nel bel mezzo della campagna, a metà strada, si fermò senza un motivo e non c’era modo di farla riprendere a camminare. A nulla valsero gli incitamenti e le maniere anche un po’ forti. Niente. L’animale, impuntato, non muoveva un passo. Proprio allora si trovò a passare compare Rocco (in compagnia del suo inseparabile sigaro da cui veniva una puzza insopportabile) un tipo alquanto originale, noto per essere brusco e di poche parole. Vedendo il compare in difficoltà disse:“Che é succiesse?”“La vi, s’é fermèta e nun ze move cchiù.”“Ma tu che l’è fatte?”“Che l’aveva fè? Niende” s’affrettò a spiegare compare Peppino. “E’ mezz’ora che stème qua. Ei voglia a allucchè ah ah ah. Agge ritte: forse vole sci addrète. E allora orghiè, orghiè. Macché. Né nnanze e né addrète.”E davanti al compare fece vedere che in effetti, nonostante la spronasse, l’asina non si muoveva.Compare Rocco rifletté un po’ e poi, scendendo dalla sua cavalcatura, disse:“Aspetta nu numende. Mo le riche na parola a l’arecchia e vire ca parte. Tu mandiénete pronde.”E così dicendo compare Rocco si avvicinò e, dopo aver dato una ennesima tirata al sigaro ridotto a un mozzicone, bisbigliò qualcosa all’orecchio dell’asina; al che quella, come se fosse stata colpita da un ferro incandescente, lanciò un urlo e corse via come un razzo portandosi in groppa il padrone che a malapena riusciva a reggersi aggrappato alle briglie. Tempo dopo compare Peppino incontrò compare Rocco e, ancora meravigliato e incuriosito, gli chiese come aveva fatto a far smuovere l’asina.“Eh, cume é fatte… Agge fatte cume facévene l’antiche. L’é viste, no? L’agge ritte qualche parola a l’arecchia” rispose, evasivo e misterioso, compare Rocco.Compare Peppino, mai convinto della risposta, a chi lo raccontava, diceva:“E cumba Rocche continua a dice che ha parlète cu la ciuccia.” “Sì, cu la ciuccia” acconsentiva ironico chi lo ascoltava. “Nun parla cu li cristiène…..” E difatti compare Rocco sosteneva di aver parlato all’asina, ma quando si era avvicinato alla bestia, in effetti le aveva buttato il mozzicone del sigaro acceso nell’orecchio. | ||