La popolazione a Sant’Agata ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli anni.
Guardando il Censimento del 1931, secondo i dati ISTAT, la popolazione santagatese risulta essere di 6.579 persone, rispetto alle attuali 1.908 rilevate dal Censimento del 2018.
Dai dati sempre del 1931, Sant’Agata risultava essere un paese ricco di attività, con un notevole movimento commerciale ed artigianale.
Le attività commerciali presenti sul territorio avevano caratteri molto differenti da quelli che siamo soliti pensare e vedere oggi.
Non come gli attuali supermercati con marche e prezzi differenti, ma piccole botteghe con una gamma di prodotti molto ristretta.
La maggior parte dei prodotti alimentari, come ad esempio salsa di pomodoro, concentrato di pomodoro, pasta secca, sale, legumi e spezie, il vino, il latte; ma anche generi non alimentari come la candeggina, l’estratto di candeggina, il sapone venduto in pezzi, l’alcool per dolci, la sugna, la calce viva, il cemento, il ghiaccio; tutti questi prodotti erano venduti a peso, data la scarsità, o per l’esattezza , la quasi assenza di prodotti confezionati.
I condimenti come il sale o polveri erano prelevati dai cassetti servendosi di un guscio di tartaruga che faceva da misurino.
La pasta invece veniva posta in grandi cassettoni, ovviamente, le tipologie di pasta si limitavano a quattro o cinque.
I formati utilizzati erano gli spaghetti (spahètte), i ditali lisci ( cannaruzzètte), le mafaldine (sagna réccia), le regine (maccarune a la reggina) e gli ziti (zite).
Ognuno portava con sé “lu panneciérre”, ossia un tovagliolo quadrato di stoffa, la cui fantasia era solitamente a quadretti bianchi e rossi, per poter portare fino a casa la pasta acquistata o pasta accattèta.
Idea presa e adattata da “Forward e Rewind “, a cura della Pro Loco di Sant’Agata di Puglia.