In occasione dei 100 anni dalla fondazione della “Casa per anziani Sacro Cuore di Gesù” il Presidente ed il Consiglio di Amministrazione hanno voluto ricordare questo importante traguardo ristampando il libro-ricordi scritto dal fondatore di questa “Casa” mons. Donato Pagano dal titolo: Ricordi della Casa del S. Cuore di Gesù in Sant’Agata di Puglia (FG).
Perché è dalle pagine di questo libro-cronaca che tutti noi abbiamo appreso la necessità che aveva spinto mons. Donato Pagano ad erigere questa “Casa”, delle mille difficoltà che dovette affrontare e della sua ferrea volontà di volerla ad ogni costo superando tanti ostacoli; dell’amore della gente verso di essa, non solo santagatese.
Questo libro si propone di divulgare, ieri come oggi, la notizia di quanto il Signore ha fatto sorgere nella nostra Sant’Agata di Puglia.
Una massima di Niccolò Macchiavelli recita: “Scrivete i vostri costumi, se volete scrivere la vostra storia”, il Pagano ha fatto proprio questo, attraverso queste pagine egli ha voluto trasmettere a tutti noi un pezzo di storia della nostra gente, del nostro paese, storia che continua nel tempo.
Nella cultura di ogni popolo ci sono due verbi di grande stupore e bellezza: fare memoria e ricordare.
Ricordare vuol dire dialogare con la propria storia, rimanere con la propria sorgente, con le proprie radici. Ed è in questo dialogare che i santagatesi incontrarono un concittadino che si rivelò prepotentemente prima come sacerdote, poi cercò di incarnare il suo sacerdozio con la carità e l’amore
verso i più bisognosi, il nostro bene amato mons. Donato Pagano.
Il suo andare verso i poveri più umili, voleva incontrare ogni povero che non aveva bisogno di un bastone per appoggiarsi per la stanchezza o di un amico per appoggiare la propria solitudine, e non lo affida a persone facoltose, né a vantaggiose alleanze politiche, e neppure a persone di prestigio culturale, ma solo alla Parola di Cristo che gli chiede amore per i fratelli e gli apre orizzonti nuovi per cose nuove.
E così, il Pagano, si ritiene sempre in viaggio, tormentato dalla ricerca per realizzare il bene materiale: cioè la “Casa”.
Il Pagano non si firma con il suo nome come autore del libro ma “Il Mendico”, cioè colui che mendica, che chiede la carità, che chiede il pane per i ricoverati della Casa, dello “Ospizio”, ed ogni volta che lo faceva, la Provvidenza, non lo faceva tornare mai a mani vuote, anzi la gente faceva a gara per sostenere i ricoverati e le suore.
Ricorda il Pagano: “…Un giorno non vi era pane. Era l’ora del pranzo, Mi si dice. Esco per alcune vie del Paese. Mi affaccio ad una casa e dico a voce alta: Non hanno pane i poveri, le orfane e le suore all’Ospizio; datemene un poco. È una gara a darmi pane, a caricamento io, ad essere aiutato a portarne. Me ne diedero a sufficienza. Quando si seppe in paese, molti lo portarono. Così sempre, in ogni bisogno”.
La memoria del passato
In sintesi vorrei, ora delineare come mons. Pagano è riuscito, in tempi molto difficili e critici, a realizzare il suo sogno, questa “Casa”.
Agli inizi del 1900, Sant'Agata di Puglia, come gli altri paesi del subappennino dauno, viveva situazioni di precarietà, stati di bisogno e di emergenza, avvertiti maggiormente per la mancanza di qualsiasi forma di assistenza e di intervento da parte delle istituzioni civili.
Gli anziani, l'infanzia abbandonata e gli orfani hanno costituito sempre grossi problemi sociali, ieri come oggi, ma i cuori generosi non sono mai mancati. Questa situazione sociale di Sant'Agata di Puglia colpisce il parroco mons. Donato Pagano.
Sacerdote esperto in umanità, molto vicino al suo popolo e particolarmente sensibile agli stati di miseria e di sofferenza.
Non si dà pace nel vedere lo stato di abbandono di tanti genitori anziani, dopo una vita di stenti e consumati dal lavoro, spesso vivevano in un angolo della casa, su un misero lettuccio, oppure in un bugigattolo umido, senza luce e senza aria, non curati, malvestiti, digiuni, dimenticati dai propri figli.
A tanto male era necessario un rimedio.
Certo il problema non si poteva risolvere con i pii desideri, né con le fantasie politiche, e, così, mons. Pagano concepì l’idea di mettere su una “Casa per anziani soli ed abbandonati”.
Era il 1909.
Dice il Pagano: “…pregai, pregai tanto proprio ai piedi del Sacro Cuore di Gesù e concepii propri ai suoi piedi l’idea di una ‘Casa per genitori abbandonati’. Una casa!...Chi me l’avrebbe data?...Ovvero come e dove avrei potuto costruirla? E i mezzi?.
Carezzai l’idea, nascosi nel cuore l’ispirazione, la lasciai sviluppare nella preghiera”(pag. 18).
Ma qualche anno dopo, nel 1912, manifesta la sua idea all’Ing. Sgobbo di Napoli pregandolo di progettare l’opera da lui sognata. Però, malgrado le sue insistenze, non riesce mai ad ottenere quel sospirato progetto.
Passarono alcuni anni.
Venne la grande guerra, 1915-1918, che tutto scosse, ma non la ferrea volontà di mons. Pagano.
La situazione si era fatta ancora più incresciosa, era peggiorata, per tutto ciò che aveva lasciato la guerra: papà che non tornarono, bambini orfani, donne sempre più sole, vedove, senza fratelli, ed a tutto questo si aggiunse, poi, una strana malattia che portava alla morte: la “spagnola”.
Nel 1918, come per volere della Provvidenza, incontra lo scultore Beniamino Natola di Foggia, al quale diede l'incaro di redigere il progetto per la “Casa dei genitori abbandonati, asilo infantile, ospedale civile”.
Il 21 novembre 1918, dopo aver espletato le debite pratiche per l'approvazione del progetto, il Sindaco Cav. Francesco Barbato e l’Amministrazione Comunale, constata la grande utilità e beneficio che ne avrebbe avuto il paese con tale opera, desiderata da tutti, all’unanimità cedono gratuitamente 50 metri quadrati di terreno richiesto per la costruzione della “Casa”. Però, molto spesso i facili entusiasmi vanno
incontro a grandi sofferenze, infatti il terreno presentava delle difficoltà: era un terreno roccioso, ma il Pagano non si scoraggia e, così, il 30 novembre 1918 si iniziano gli scavi per le fondamenta.
L’opera è finalmente avviata ed il sogno sta per realizzarsi.
I lavori vengono affidati ad esperti capomastri, operai ed artigiani di indubbia maestria.
L'8 maggio 1919, alla presenza del Vescovo di Bovino Mons. Umberto Maria Fiodo, delle autorità civili e militari e da un grande concorso di popolo avviene la posa della prima pietra.
Dice il Pagano: “La ferma volontà ha ottenuto il primo trionfo; monte e roccia durissima sono stati vinti dall’uomo, piccone e polvere han fatto un gran vuoto…La festa della benedizione e collocamento della prima pietra è preparata e fissata pel dì 8 maggio, sacro a S. Michele Arcangelo, titolare della parrocchia in cui deve sorgere la “Casa del Sacro Cuore di Gesù”…Avvenimento insolito pel paese che si prepara al gran giorno, al momento solenne…Alcuni scettici temono per la dignità del
paese, pel decoro delle Autorità, quasi sicuri che sarà un clamoroso e vergognoso fallimento…Lo spettacolo è meraviglioso. Il cielo è sereno…” (pp. 92-95).
La generosità del popolo santagatese
Per far fronte alle spese servivano soldi e tanti, perché il solo amore non bastava ad innalzare le mura.
La prima offerta fu fatta proprio dal Pagano e dalla sua famiglia, anche se fu in un momento poco confortevole, perché molti in paese erano affetti dallo strano morbo: la “spagnola” e chi ne veniva colpito difficilmente si sarebbe salvato.
Anche lui e la sua famiglia non furono risparmiati.
Leggiamo: “…mi ritiro a casa. Ho brividi e urti di vomito ed avverto un malessere generale. Ho la febbre…Vado a letto e mi dispongo al volere divino. Il giorno seguente tutti di casa hanno lo stesso male. Una desolazione!.. Il male incalza a me, a mio padre. …Muoiono poveri, muoiono ricchi, muoiono professionisti…Mi faceva pena mio padre!...Mi amava tanto!...Quanti sacrifici per me!...Stavamo vicini!...Si sarebbe morti insieme!...Era un conforto!...Misero conforto, ma sempre un conforto!...Mi dice mio padre: Figlio, per quell’opera che tu hai messo mano e che vedrai attuata, noi guariremo. Fatti animo; lasceremo presto il letto. Piansi!...Era mio maestro!... Dopo qualche istante dissi: Padre mio, ho cinquecento lire e non di più; se guariamo, le dò tutte per mia sottoscrizione per la Casa…Approvo, figlio mio…Gesù benedica le tue intenzioni!..
Il giorno appresso eravamo senza febbre… Guarimmo tutti della nostra famiglia… L’offerta era riconoscenza per grazia ottenuta (cfr. pp. 35-37).
Da ciò si può notare come, ancora una volta, la Provvidenza assisteva il Pagano.
Si dà inizio ad una sottoscrizione pubblica.
Nessuno si tira indietro, ognuno contribuisce secondo le proprie possibilità ed in modo diverso, anche i santagatesi emigrati in America fanno sentire la loro presenza con un proprio contributo.
I lavori procedono.
Il 13 settembre 1922, durante lo scavo di sbancamento, una grossa pietra spaccata in due parti mostra un nucleo azzurro a forma di cuore fiammante in campo ocra chiaro.
Il nome da dare alla “Casa” è trovato: “Casa del Sacro Cuore di Gesù”, quasi a conferma di quello pensato dal Pagano.
Leggiamo: “Nel centro… si presenta una grossa pietra. Rimuoverla occorrono più operai. Dopo lungo lavoro di scavo viene fuori la pietra tondeggiante, delle dimensioni 43 per 55” (pag.157).
Le Suore: pilastro portante della “Casa”
L’8 maggio 1924 la “Casa” viene inaugurata ed affidata alle Suore della Congregazione “Missionarie Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù”, e, a ricordo di tale avvenimento viene firmata dalle autorità presenti una pergamena con la seguente scritta: “Oggi VIII maggio 1924 Anno quinto dalla benedizione e posa della prima pietra questa ‘Casa’ viene affidata alle Suore Missionarie Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù, si apre al dolore ed all'innocenza” (pag. 189).
E fra le tante voci di auguri e congratulazioni pervenute per tale occasione non mancò quella del Santo Padre Pio XI.
Queste Suore per circa 90 anni hanno reso un encomiabile e impagabile servizio che merita da parte della comunità cittadina santagatese – civile e religiosa – riconoscenza e gratitudine che a pieno titolo possono essere considerate “benemerite” della “Casa” .
Così, l’8 maggio 1924 è una data che segna una svolta storica per Sant’Agata di Puglia ed incomincia per essa un nuovo periodo di Raggi di carità cristiana.
La “Casa” si apre agli anziani ed alle anziane abbandonati, alle orfane, ai bambini con l’asilo infantile, alle giovani con il laboratorio femminile di ricamo e cucito.
L’ampliamento
Qualche tempo dopo si aggiunge il locale per il teatro e la tipografia. Si iniziarono anche i lavori per la costruzione di un ospedale, ma la guerra
li interrompe.
Il bollettino “Raggi di carità”
Per soddisfare i bisogni della “Casa” e degli anziani, che si facevano sempre più numerosi, la generosità dei santagatesi non riusciva più a sopperire a tali necessità, il Fondatore pensò di arrivare al cuore
di coloro che erano emigrati, facendosi mendico e questuante, attraverso la stampa e nel gennaio 1927 viene pubblicato il primo numero del bollettino
“Raggi di carità” che era l’eco della “Casa”, il cuore che parlava; il bisogno che si esprimeva e voleva essere soddisfatto; la carità operosa che si imponeva alle parole ed amava e voleva la praticità; la povertà ed il dolore che facevano appello ai cuori generosi per un pane, per un sollievo; un cuore che cercava altri cuori.
Il Decreto
Il 15 ottobre 1932, con Decreto firmato dal re Vittorio Emanuele II e da Benito Mussolini, la “Casa del Sacro Cuore di Gesù” viene eretta in “Ente Morale”.
Il messaggio di mons. Donato Pagano fu: “La Casa è di tutti ed è dovere di ciascuno assisterla, difenderla, darle vita rigogliosa”.
E questo è stato recepito anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1963.
Il Vescovo di Bovino, Sua Ecc.za Mons. Innocenzo Alfredo Russo visitando la Casa del Sacro Cuore di Gesù, abbe a dire: “…con vibranti accenti e, con gesto oratorio, con gli occhi verso il cielo, come acceso da improvvisa ispirazione, esclama: ‘Questa è la cittadella della carità!’ ” (pag. 264).
La ristrutturazione
Come ogni cosa o persona cammina con il tempo e con la storia, anche la “Casa” aveva bisogno di essere a passo con i tempi, cioè essere ristrutturata e resa più confortevole, accoglietne e rispondente alle norme di sicurezza.
Così negli anni ’70 il Presidente Comm. Michele Perrone e la Superiora Suor Stefania Martorelli diedero inizio ai lavori di ristrutturazione e di ampliamento, con l’intento di dare una nuova e più funzionale sistemazione a tutti i locali.
Il progetto fu eseguito dall’Architetto Gino Marchitelli.
L’impegno del presente
Nel 2009 da Istituto di Pubblica Assistenza e Beneficenza (IPAB) viene trasformata in “Fondazione Sacro Cuore di Gesù”.
L’intendo dell’allora Commissario Straordinario Gr. Uff. Michele Perrone era che la “Casa” non doveva essere più “ospizio-ricovero” ma un’organizzazione sociale al servizio del cittadino.
Infatti la Fondazione, oggi, ha i seguenti scopi:
L’amministrazione
La “Casa” è stata ed è guidata da saggi Presidenti e Consigli di Amministrazione, coadiuvati dalla presenza insostituibile ed impagabile delle Suore e del personale ausiliare, procedendo con passi fermi e sicuri, collocandosi tra le migliori “Case di riposo” esistenti in Puglia.
L'attuale Consiglio di Amministrazione è costituito dal Presidente: Dott. Gerardo Giuseppe Marchese e dai Consiglieri: Sig.ri Barbato Francesco, Maruotti Lorenzo, Perrone Lorenzo, il Segretario Dott. Francesco Durante.
Il cambio di guardia
Il 1 febbraio 2012, alle Suore della Congregazione “Missionarie Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù”, c'è stato il passaggio di testimone e di avvicendamento delle Suore indiane della Congregazione “Orsoline
di Maria Immacolata di Piacenza”.
I visitatori illustri
In questo racconto della memoria storica della “Casa Sacro Cuore di Gesù”, vanno anche ricordato le visite di illustre personalità civili ed ecclesiastiche, tra cui quattro Cardinali: Card. Giuseppe Caprio, Card. Corrado Ursi, Card. Alfons Maria Stikler, Card. Salvatore De Giorgi.
Questa “Casa” costituisce per tutta la Comunità di Sant'Agata di Puglia un prezioso patrimonio da conservare, da accrescere, da promuovere guardando all’anziano non come un peso, un incomodo, un problema ma una risorsa, una ricchezza, una memoria storica da additare anche alle nuove generazioni.
Un paese si qualifica per la sua cultura, civiltà, convivenza per il rispetto e la cura che ha per gli anziani, per l’anziano.