Il Castello di Sant’Agata di Puglia
Il castello di Sant’Agata,
sulla vertigine del vuoto
pare che ora si lanci in bilico
sulle digradanti casupole,
che gli offrono, timide,
a braccia tese,
cinque campanili sonori
e una nuvola d’incenso
da tutti i comignoli fumanti.
Dai ruderi della sua cinta murale
Scandinavo massi che rotolavano
Per gli abissi della montagna.
Le pietre scalpitavano
A trotto e galoppo polveroso;
rimbalzavano con strepito di terremoto
e con brontoìi di tuono;
e fischi di schegge e di fionde
nel piano San Carlo
o sulla via della fontana.
Qui vecchi galantuomo
Passeggianti austeri
Come senatori romani
Trottavano col fiato in gola
A ripararsi dietro i tronchi degl’elci
O nella cunetta,
diventa una trincea di guerra,
maledicenti con le braccia tese
il piccolo flagello di Dio
IL GIORNO DI SAN BIAGIO
E’ giorno di San Biagio. Neve ai tetti.
Sant’Angelo già suona a gran distesa.
In quella corsa di bambini in chiesa
Svolazzano dal collo i bei nastretti.
Coi pani in fila sull’altare, a messa,
che forno è la tua chiesa, o Don Donato!
Ai ricchi, ai poveri, ai bambini a ressa,
un pane di elemosina, dorato.
Il pane di San Biagio!E’benedetto.
Il bimbo che ne mangia un bocconcino
Il male non avrà di gola o petto,
ed alla scuola andrà di buon mattino.
Ma se non dici prima una preghiera
Un Pater, un’Ave, un Glori,
non giova alla tua gola il bocconcino,
e copri invano il collo alla bufera.
Evviva S.Biagio protettore
Di noi bambini che andiamo a scuola!
Evviva Don Donato, monsignore,
che benedice in cotta e stola!
Prof. Gerardo Maruotti
Dal Libri Canti Dauni