Il PANE E I DENTI
Nei Campi di mio padre fu garzone.
Con le ossa rotte ritornava a sera
Dai solchi ritto sopra un carrettone
Frustando al trotto i muli alla criniera.
Trent’anni fa, con poveri pastori
Lo vidi nella stalla lì bocconi
Disteso al sonno sulla paglia o fuori
Russare a luglio sotto i carrettoni.
Alla vecchiezza diventò padrone;
possiede un campo, aratro, mietitrice;
non veste cenci sporchi da cafone
e, a vederlo, sembra assai felice.
Raccoglie grano e frutta d’ogni mese.
Oggi, commosso me lo ha detto in pianto:
< Ho seminato il grano alla maggese,
< ma tristi i miei stornelli alzai nel canto:
<< Fiore di grano !
<< Quando ero giovane,
<< avevo i denti,
<<ma non avevo che mangiare.
<< Fiore di spina !
<< Ora che vecchio
<< ho da mangiare,
<< non ho piò denti
<< per masticare.
LA FORNARINA
La fornarina, prima, il sonnolento
Borgo risveglia al gelido mattino:
uno, due colpi, all’uscio, fragorosi;
tra veglia e sonno, fioco, dentro, un urlo,
cui di rimando l’urlo suo selvaggio.
E va di casa in casa ad annunziare
Che quest’è l’ora d’impastare il pane.
Lungo le strade, sull’intatto ghiaccio
Di cenere lasciò, nera una scia;
colma una cesta ne vuotò col pugno,
quasi seminatrice al campo arato.
O fornarina, di cenere intrisa,
sei pei bambini come una befana;
quando tu passi per le vie del borgo taralli a lor dispensi e biscotti!
Matutta ripulita la domenica,
con quegli occhioni azzurri e chiome d’oro
tu mi sembri una fata, o fornarina
VALERIA
“ Figlia, disperazione mia! Le scarpe!
“ Così piena di polvere e monella”.
Io grido ma a pensarci seriamente
Così mi piace la bambina mia,
selvaggia, popolana, impolverata.
Che corra la bambina coi monelli,
e che si aggrappi per la balza e salga;
scivoli e poi ritenti coi monelli,
per lasciarseli tutti quanti indietro!
Voglio vederla che sorrida, ritta,
come una statua, lì, su quella roccia,
e che dica : “ Papà! Vedi che ho vinto? “
Dal libro CANTI DAUNI Todariana Editrice