Colloquio con Giovannina Antonaccio
“ O Giovannina, o buona Giovannina,
dimmi; li senti dalla stanza attigua
i passi lenti del mio vecchio padre?”
“ Stride pure l’imposta del balcone
Le nostre notti estive: l’anima riappare !
La vedo bere, a sorsi, con sospiri
L’acqua che, buona, gli gelò la luna “
“ O Giovannina, buona Giovannina,
da quando me ne andai, quanti anni fa!,
come passò mio padre la vecchiaia ?”
“ Anima abbonata visse il vecchio!
Per dentro a quelle terre sue d’un tempo
Pareva il finimondo coi nipoti “.
“ Venduti i muli a zingari, ai mazzieri
Le pecore. Distrutti stazzi e stalle.
Trattori, macchine, officine, nafta!”
“ Lo stanco agricoltore gli ultimi anni
qui visse in mezzo ai vecchi suoi pastori,
che poveri, a riposo, ed acciaccati
al sole stavano seduti in piazza.”
“ Coi poverelli il proprietario antico
Giocava lire dieci a partita.
E “ zì Luvigi ! “ a monte e “ zì Luvigi
a valle, gli rideva il viso di gioia”
“ Lo senti tu mio padre dalla stanza?
Dimmi che dice, o cara mia cugina!”
“ Comprai le terre, assai, per sette figli
E vivo in abbandono alla vecchiaia !
Meglio per te, Sciuvanna, senza figli!
“ Ora i miei figli se ne vanno a Foggia!
Non vogliono più stare in paese!
Chi mi rimane in questa casa? Ciccio?
La mia maledizione a tutti quanti,
se chiudono quel figlio in qualche parte.
Qui deve pascere, morire qui!”
“ A quattr’occhi mi parli, o Giovannina.
Dimmi: di me che mormora mio padre?”
“ A ogni morte di papà qui ritorna
da Napoli, mio figlio. Il professore!
Come se non l’avessi questo ingrati!”
“Se ancora mi vuoi bene, o Giovannina,
bussagli dalla stanza tua vicina
e gridagli:” Zì Luy, tu l’hai voluto
che non arasse e seminasse i campi!”
“ Non lo facesti tu felice! Il mondo
Nuovo contrasta col suo mondo antico.
Né professore egli è, neppur cafone!
“ Eccolo qui deluso il professore!
Perdonalo e non farlo più penare “
DAL LIBRO CANTI DAUNI