Vecchio portone di mia casa antica,
io venni da lontano e sei sbarrato,
il mascherone col battaglio in bocca
fulmineo mi gettò lo sguardo in faccia.
Uomo della città, tuo padre ha chiuso
A te le porte. Le ha sbarrate! Vedi?
Uccello, tu, di bosco, via volasti
E qui mettesti piede al funerale.
Ritorna al grattacielo di città,
al mondo tuo galante di signore.
In mano hai tu lo sterzo! Le cavezze,
le barde maneggiava, qui,tuo padre!
Vecchio portone che vedesti mamma
Seduta sulla soglia a far la calza,
tu che vedesti mattiniero il babbo
caricare bisacce ai nostri muli,
aperto ai due battenti il giorno, a notte
con strepito di ferri ti chiudevo;
con gioia, all’alba, dei fornai, squillavi
col tuo battaglio a guisa di campana.
Ti spalancava ai miei ritorni estivi
Lieta mia madre, ad arco di trionfo,
donde aspettava, vittorioso, il figlio
tra baci, abbracci, reduce dai libri.
Tu lo sai quanto piansi il triste giorno
Quando esulai per questo mondo, solo.
Io non partii col bacio della mamma
Né grosso fu il bagaglio per l’esilio.
Portai la poesia del mio passato
Con me, che mi allietasse l’avvenire;
la poesia che io vissi, e più non vivo,
agreste, si, ma pura e primitiva.
Andavo per le vie della città
Nel cuore rimpiangendo il mio paese;
e rivedevo i cari, morti e vivi,
con un sospiro ad ogni mio ricordo.
Rinfacci la città? Io non rinnego
L’antica mia famiglia di campieri.
Col cuore l’ho cantata e con poemi
Questa radice di terra e di pena.
Di Piazza Vanvitelli o Plebiscito
Più bella assai la piazza del paese.
A tutti i grattacieli di città
Io stalle preferisco e stazzi aviti.
Rinfacci la città! Pei figli, i figli,
nuovi preparo il mondo e l’avvenire.
Antico io sono e d’altra storia.E scorre
La mia vita a ritroso nel passato.
Io ben sarei vissuto agricoltore,
io ben sarei vissuto nel paese.
Zappo ora per ricordo il mio giardino,
poco per me che zapperei versure.
E’ questa, o padre, la casa ancora!
Qui il mio mondo! Un esilio la città!
Tu che volesti che io studiassi tanto,
un esule del figlio tu ne hai fatto.
Apri la porta! Accogli un disilluso!
Non vedi con quanta ansia son venuto?
Io son venuto per piangere un’ora!
Apri la porta al prodigo figliuolo!
Poi, padre, piangerai tra le mia braccia!
Dal Libro CANTI DAUNI Todariana Editrice