(16/03/2012) MOMENTI DI VITA E CIVILTA' A SANT'AGATA DI PUGLIA : DALLE PIANTE OFFICINALI ALL'UNIFORME DELLA BANDA MUSICALE di Dora Donofrio Del Vecchio | ||
Concerto bandistico Cittą di Sant'Agata anni 30 | Padre Giovanni Semeria | |
Piante officinali a Sant’Agata di Puglia La fitoterapia era praticata dai santagatesi, che ricorrevano ad infusi, decotti, cataplasmi utilizzando erbe, fiori, frutti, foglie e radici di piante, per curare molti mali, dai calcoli renali alle mastiti, dalla tosse al torcicollo. Crescono nelle campagne di Sant’Agata varie piante officinali, tra cui l’acetosa, l’alchemilla (èreva stella), l’altea (malevasciòne), l’achillea (stagnasanghe), l’asparago (spàlge), la bardana (zecchetèrra), la borragine (burraccia), il biancospino (spinapòlge), la camomilla (cambumìlla) la cataria (mènda salvàggia), il cardo, la celidonia (papagne salvagge), il buftalmo, il camedrio, la cicuta (cecùta), la gramigna (hramègna), la lattuga selvatica, il capelvenere, la centaura maggiore, la dulcamara, l’edera terrestre, la fumaria, il giusquiamo, l’ippericon, il lauro ceraso, la liquirizia, la malva (màvela), il marrubio (maruggia), la melissa (cetrunella), l’ortica (ardìca) la parietaria (spaccaprète), la robbia, la rosa canina, il rovo, la ruta, il tarassaco (sevòne), il trifoglio, la tusilagine, il verbasco (varevaraske), la verbena (mendàstra), la vermicolaria, la valeriana silvestre. Molte di queste piante contengono principi tossici anche per gli animali. Non tutte sono conosciute e perciò, forse, molte non sono state mai usate.
Le Società di mutuo soccorso “Sant’Agata di Puglia” negli USA Nel 1921, duecento santagatesi residenti a Brooklyn (NY) fondarono la Società di mutuo soccorso “Sant’Agata di Puglia”. La “cartolina” e lo stemma di Sant’Agata erano riprodotti fedelmente nell’intestazione della carta da scrivere e nel gonfalone. Ne fu per molti anni presidente Giovanni Schiavone fu Domenico, segretario di corrispondenza Carmine Iacullo, segretario di finanza Pasquale Palazzo, medico sociale il dott. Vincenzo Iuspa. Il 3 aprile 1925 fu costituita la Società di mutuo soccorso “Sant’Agata di Puglia” a Newark. Fra i primi associati Alessio Vitagliano e Antonio Palazzo, i quali allietavano le feste e gli incontri con le interpretazioni musicali, il primo da baritono, il secondo da tenore. Vincenzo Rossini era corrispondente del “Corriere d’America”. Nel 1936 le donne santagatesi di Newark si associarono nella Società di mutuo soccorso “Sant’Agata di Puglia”. Fra le prime associate la sig.na Carmelina Vitagliano fu Giuseppe. Intorno agli anni Trenta anche i santagatesi residenti nel Bronx fondarono la Società di mutuo soccorso “Sant’Agata di Puglia”. Finalità delle associazioni, oltre al mutuo soccorso, era quella di mantenere vivo il legame tra i santagatesi emigrati e degli stessi con il proprio paese d’origine, con il quale condivisero per molti anni ricorrenze ed anniversari, che celebravano nello stesso giorno in cui si celebravano a Sant’Agata. Insieme le associazioni sostennero economicamente il loro paese nei momenti di bisogno (terremoti, frane, dopoguerra, ecc.), contribuirono alla costruzione del monumento in onore dei Caduti in guerra e al mantenimento della banda musicale. P. Giovanni Semeria a Sant’Agata di Puglia Nel 1920, dalla confraternita del Carmine di Sant’Agata fu chiamato a predicare per la festa della Vergine il famoso barnabita padre Giovanni Semeria, cappellano del Comando supremo dell’esercito nella prima guerra mondiale, grande oratore e scrittore. Clero, autorità, popolo lo accolsero ed ascoltarono con degna considerazione. La sua presenza lasciò un ricordo incancellabile. Con don Giovanni Minozzi fondò l’Opera Nazionale del Mezzogiorno d’Italia per gli orfani di guerra, cioè diecine di “Case” ed ospizi. L’orfanotrofio per gli esposti A Sant’Agata un orfanotrofio accoglieva i bambini abbandonati. Una documentazione del 1806 ci attesta che provvedeva alla nutrizione degli esposti con le rendite del Comune, erogate secondo il numero ed il bisogno dei bambini. Era governato da due deputati eletti in pubblico parlamento, ed in quell’anno - era sindaco Gerardo Petronio - erano don Antonio Nova e don Marcantonio Ziccardi, e furono assegnati ducati ottanta. L’istituto non aveva altre rendite. Una “pia ricevitrice” fu Zocchi Carmela, alla cui morte, con delibera della Giunta municipale n. 257 del 17 ottobre 1908, fu nominata Fiano Filomena fu Domenico fino al 31 dicembre 1911. Le erano assegnati ducati 50 per la pigione della casa in cui si trovava la “ruota”. Nella cantina dei Padri francescani del convento di S. Carlo. Da un inventario del 25 luglio 1813 C’erano sette botti di castagno rispettivamente della capacità di barili quaranta, trentasei, ventotto, venticinque, ventidue, quindici, diciotto; un piccolo bottaccio per uso aceto, una botte vecchia di faggio, due “cati di legno con maniche e catene di ferro” per attingere acqua dal pozzo, due pile di pietra per conservare l’olio, cinque “sarole di creta per riporre oglio”, una scala lunga di castagno, “due travi detti stacchini di abete”, un cassone grande di abete “a forma di magazzino per riporre grano, formato in tre divisioni” della capienza di circa tomoli trecento, una scaletta di legno di cinque gradini per uso di detto contenitore di grano, otto tavole di cerro, un cestone cilindrico di canne per riporre orzo della capienza di tomoli ventiquattro, due scanni grandi “per uso falegname”, quattro travi vecchie, una vetrina con vetri rotti, un cavallo di pelo morello dell’altezza di palmi cinque dell’età di circa anni tredici “senza merco” . Nella cucina dei Padri francescani del convento di S. Carlo. Da un inventario del 25 luglio 1813 “Fressole di rame libbre due incluso il ferro, caccavo di rame rotoli nove e mezzo lordo di ferro, cato di rame rotoli tre incluso il ferro, conca di rame rotola cinque meno un quarto lordi di ferro, caldajo di rame rotola quattro lordi di ferro, caldajo di rame del peso rotola sette e mezzo lordi di ferro, altro caldajo di rame del peso di once due lorde di ferro, altra conca di rame rotola quattro e mezzo lorde di ferro, pulzonetto di rame rotola quattro e mezze lorde di ferro, tiella di rame con coverchio dello stesso metallo del peso di sei libre lorde di ferro, due catene di ferro per uso di focolajo rotola cinque, diversi cocchiaj di ferro per uso di cucina numero quattro, ed una paletta di ferro per il focolajo”. Il valore di un vigneto ed uliveto di tre tomola nel 1764 Si trovava in località Tofora presso il torrente Frugno in Sant’Agata. Era di tomoli tre e fu apprezzato il 10 giugno 1764 da Giovangiacomo Granato e Nicola Mente, pubblici apprezzatori di vigne, con “tutte le sopraffine diligenze che si richiedono dalla regola dell’arte”: “Per cento e diece ordini di vigna di uva bianca alla raggione di carlini trè l’ordine, docati trentatrè. Per cento ordini di vigna di uva aglianaco alla raggione di carlini quattro l’ordine, docati quaranta. Per canneto docati venti e carlini sette. Per sessantanove case grande di olive docati ducento e quindici. Per trentanove piantonj d’olive docati sej e grana trenta. Per un’albero di Ceraso e due di fichi primitive carlini sette e mezzo. Per un pagliaro carlini dodici e mezzo. Per Macere d’intorno carlini trenta che in uno fanno la somma di docati trecentoventi – 320”.. L’uniforme per la banda musicale Nel 1889 la banda musicale santagatese, composta da 33 musicanti, fu dotata di un’uniforme costituita da: “Tunica di panno nero blu fino con due cetre al bavero Pantalone di satè bigio fino con doppia banda rossa Cappelli scianson di feltro fino Pennino di piume bianche e rosse con astuccio Borse all’ussero inverniciate con relativa cetra e contorno con analoga cinta di cuoio bianca Ghiglie uso Carabinieri con due pendenti di metallo bianco. I suddetti uniformi sono stati consegnati ai seguenti musicanti: Russo Vincenzo, Iannuzzi Gerardo, Iuspa Francesco Paolo, Danza Girolamo, Mascia Lorenzo, Fredella Lorenzo, Marchiggiano Antonio, Marchitelli Francesco, Mascia Gaetano, Palazzo Francesco, Barrella Gaetano, Durante Salvatore, Palazzo Nicola, Marchitelli Gerardo, Palazzo Lorenzo, Carrillo Nicola, Zifilippo Vito, Iacullo Francesco, Marchigiano Giuseppe, Fredella Salvatore, Morese Pasquale, Palazzo Alfonso, Rinaldi Gerardo, Barbirotti Nicola, Locurcio Antonio, Longo Nicola, Carrillo Leonardo, Malgieri Nicola, Iuspa Leonardo, Miele Giuseppe, Petronio Antonio, Viola Saverio, Iuspa Vincenzo”. A Pozzillo, presso Serbaroli, si decisero le sorti del Regno di Napoli nel 1462. Martedì 10 agosto 1462 il duca Giacomo Orsini era a Sant’Agata di Puglia, località di cui era signore. Era giorno della festa di S. Lorenzo, e si teneva il mercato. Tutto il popolo era armato per portare, come al solito, la bandiera alla chiesa del Santo ubicata fuori le mura (sorgeva ove si costruì il convento di S. Carlo). Il re Ferrante I d’Aragona, in guerra contro baroni ribelli e angioini, che non lo riconoscevano erede legittimo al trono di Napoli, accampato tra Sant’Agata ed Accadia, era in difficoltà. Non riusciva ad espugnare Accadia, di cui era signore il suo nemico, Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, principe di Taranto. Aveva già sostenuto uno scontro in località Pozzillo, presso Serbaroli. Il duca Giacomo Orsini, in aiuto del re aragonese, di cui era alleato, mandò i santagatesi armati com’erano per andare alla chiesa di S. Lorenzo. L’arrivo dei santagatesi e della bombarda Madama di Forlì diede animo e forza al re. Accadia fu espugnata e saccheggiata. Al saccheggio parteciparono i santagatesi, il cui intervento era stato decisivo per la vittoria del re. “La fama corre che la campana, che fu messa alla parrocchial chiesa di S. Agata, fusse pigliata a quel sacco...”. Così si salvò la vita e la corona di Ferdinando I d’Aragona re di Napoli. L’assedio di Accadia è descritto nei pannelli della porta di bronzo di Castelnuovo in Napoli. In quel rituale della bandiera è l’origine storica della cavalcata di S. Lorenzo, praticata a Sant’Agata fino agli inizi del 1900, e quel mercato del 10 agosto è oggi la Fiera di S. Lorenzo. Cavalcata e fiera sono da annoverarsi tra le più antiche della Puglia, prendendo origine dal Medioevo. La chiesa dell’Annunziata o di S. Antonio. Era costituita da una sola navata, secondo lo stile francescano. L’anno della soppressione napoleonica (1809) aveva due cappelle e tre cappelloni, in tutto sette altari. Il maggiore era dedicato alla Vergine Annunziata, con un dipinto dell’Annunciazione al centro, a destra la statua di S. Chiara, a sinistra quella di S. Francesco, l’altare della Concezione, che era della confraternita dell’Immacolata Concezione, quello del SS.mo Rosario della confraternita omonima, istituita nel XVI secolo, l’altare di S. Maria degli Angeli, di giuspatronato della famiglia Basso-Malgieri, l’altare dell’Incoronata della famiglia Volpe, l’altare del Crocifisso, la cappella e l’altare di S. Antonio, che erano della confraternita omonima. V’era il coro di legno di quercia con dieci stalli, valutato ducati dodici. La chiesa con l’annesso convento dei Padri francescani conventuali fu valutata ducati 3400,00. Il sacro edificio per terremoti e frane aveva subito nel corso dei secoli numerosi interventi di ricostruzione e restauro. Quella che ammiriamo ora è una chiesa nuova. La soppressione del convento dell’Annunziata Con decreto n. 448 del 7 agosto 1809 di Gioacchino Murat, re delle due Sicilie, furono soppressi gli ordini religiosi possidenti, quindi anche quello dei Francescani conventuali di cui facevano parte i Padri del convento dell’Annunziata di Sant’Agata di Puglia. Per procedere alla soppressione furono redatti sette inventari relativi a titoli, arredi per il culto, libri e quadri, danaro e oggetti preziosi, derrate, effetti e mobili, beni immobili. Tra questi ultimi erano il convento e la chiesa. Il convento era formato da due piani. Nel piano inferiore erano ubicati nove stanze “per uso de Maezini”, tra cui la cantina, una stanza in cui erano tre fosse per riporre il grano, altre tre stanze che si affacciavano nel cortile, due che erano sotterranee. Nel piano superiore vi erano due corridoi. Nel primo a mano destra erano due stanze d’abitazione, refettorio e cucina, a mano sinistra una stanza per uso forno. Nel secondo corridoio, a mano destra erano sei stanze per abitazione, a mano sinistra una per uso dispensa. Questo convento fu adibito a lazzaretto nella peste del 1656, quando i Padri ricoverarono e curarono i contagiati. Fu abbattuto e ricostruito dalle fondamenta dal 1951 al 1953, grazie alla generosità dei fratelli Gennaro e Rocco Fredella. I Padri ritornarono a Sant’Agata il 25 ottobre del 1953, dopo 144 anni dalla soppressione. Solidarietà verso i combattenti della I guerra mondiale e le loro famiglie Per aiutare le famiglie e particolarmente i figli dei combattenti della I guerra mondiale, nel 1915 a Sant’Agata si costituì il Comitato civico. Lo formavano Francesco Barbato, sindaco e presidente, l’avv. G. B. De Mari, giudice e vice presidente, il dott. Leopoldo Volpe, il prof. canonico don Francesco Fredella, monsignor Donato Pagano, arciprete dott. Pasquale Mazzeo, arciprete don Paolo Mazzeo, l’avv. Alfonso Vinciguerra, il geom. Francesco Paolo Leo. Nello stesso anno dal citato prof. Francesco Fredella fu istituito l’asilo infantile “A. Salandra” per i figli dei richiamati alle armi. Il 16 settembre 1916 s’istituì il patronato scolastico per aiutare le famiglie dei fanciulli che frequentavano la scuola ed assistere gli stessi fanciulli. Era costituito dallo stesso Fredella, presidente, da don Donato Pagano, Alfonso Mele, assessore, e dagli insegnanti Alfredo Novi, Giacinto Volpe, Adiutrice Anzano Il Comitato maschile fu affiancato da quello femminile. Duecentoventi operaie santagatesi confezionarono indumenti, calze, maglie e cappelli di lana per i soldati. Il loro lavoro fu ricompensato con lire 1045. Fonti e bibliografia Dora Donofrio Del vecchio, Testi per il calendario 2010 edito dal Comune di Sant’Agata di Puglia D. Donofrio Del Vecchio, Presenza francescana in Sant’Agata di Puglia, Adda, Bari 1983 Il “Foglietto di Lucera”, Archivio di Stato di Foggia Archivio Storico Comune S. Agata Archivio di Stato di Foggia-Archivio Comunale di Sant’Agata di Puglia “Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere
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